gnotiseatu2C’era solo un bosco di pini, un pigneto appunto, di proprietà  prima dei nobili Caballini poi dei nobili Buonaccorsi,
circondato da campi e qualche casetta di contadini.  Quando comandava il Papa l’area tra la Casilina e la Prenestina, a ridosso di Porta Maggiore, era un bosco di pini mediterranei, punteggiato da ville e casali, traversato dalla prima ferrovia, Roma-Frascati, quando i piemontesi irruppero da Porta Pia.
Roma capitale cambiò tutto.  II Papa si chiuse nel silenzio del suo Vaticano, dove è ancora oggi.
I piemontesi arrivarono in frotte, costuirono ministeri, uffici governativi. caserme e scuole.  I palazzi Umbertini e i grandi viali furono figli della prima grande speculazione edilizia romana. la prima di tante.
Cominciò cosi un grosso esodo dalle campagne verso la nuova capitale, che trovava i suoi punti di forza nella Roma dentro le mura Aureliane.
II Pigneto, a sud di Porta Maggiore, rimaneva Pigneto,  anche se la Casilina, e la Prenestina, che ne facevano un triangolo,  diventavano, come erano gia state per la Roma antica, le due grandi vie che portavano a Porta Maggiore, l’ingresso più importante di Roma, venedo da sud.
Nemmeno il Pigneto poteva rimanere intatto, in questo accrescimento tumultuoso della città.
Verso la fine del XIX secolo, cominciarono a sorgere le prime abitazioni, a metà strada tra città e campagna. case. casette,  casupole, casali dentro e ai margini della pineta. il cui confine erano anche quegli archi dell’acquedotto romano che ancora vedete, sul lato della casilina. Arriveranno i tram che ancora ci sono. e percorrono. con buona frequenza, (il 5 e il 14) quel lato del quartiere.
Del I890 è il primo stabilimento,  Omnibus e ‘Tranvays, ora deposito Atac destinalo allo smantellamento.
Ma è nel 1906, un secolo fà, che il quartiere diventa quartiere. quando. in via Casilina 125  Cesare Serono fonda la sua industria farmaceutica. E inevitabilmente, mentre il centro dentro le Mura diventa più attillato e prezioso, preda di speculazioni che dilaniano i grandi parchi delle famiglie nobili, tranne quello di Villa Borghese, che viene lasciato alla cittadinanza,  il Pigneto scopre, con tram e Serono,  una sua vocazione operaia,  periferica a S.Lorenzo. a ridosso di Termini, ma pur sempre operaia.
In quegli anni Giorgio Passerge. proprietario di due farmacie di piazza di Spagna e via delle Terme, costruisce il proprio lahoratorio tra via del Pigneto e via Casilina.  Nello stesso anno apre lo scalo ferroviario di San Lorenzo. a poche centinaia di metri da via del Pigneto.
Spina dorsale di un quartiere non più verdissimo di pini medi-temitici, ma quartiere vero: in zona, sono stai posti serbatoi idrici e il deposito della nettezza urbana.
Attorno a queste attività arrivano artigiani e nuovi abitanti. Accanto a case e palazzine costruite a cavallo del XIX e del XX secolo, nascono cooperative di lavoratori e operai con lo scopo di tirar su alloggi popolari.
E così la vocazione popolare, e la collocazione verde, diventano caratteristica di questo quartiere che vivrà felicemente decentrato, apparentemente lontano dal centro borghese dei grandi edifici Umbertini, delle grandi ‘strade trafficate. delle botteghe ricche d’una capitale che comincia a riconoscere se stessa, e ad ingrossarsi sfigurandosi.
La cooperativa Termini fu la più grande. Costituita da ferrovieri che, grazie a un mutuo cinquantennale concesso dal Regno d’Italia nel 1920, ideò e realizzò il progetto di una città-giardino. nell’area tra via del Pigneto, tratto compreso tra via Fanfulla da Lodi e piazza dei Condottieri, e via (‘anilina. Oggi il progetto dell’ambiziosa cooperativa (quasi quanto Garbatella) si chiama Villini. Ed è sicuramente la zona più elegante del quartiere, con villette basse color pastello, tutte circondate da giardini più o meno grandi e decorate con fregi e balconi. Alcuni degli abitanti la chiamano oggi ironicamente “Parioli dei Pigneto”.
E lì a dimostrare quanto le Cooperative operaie, in periodi molto più poveri di questo, facessero meglio di quanto faranno le speculazioni private, quelli che oggi si chiamano i palazzinari.
Nel 1913 intanto era arrivata la prima chiesa.  La volle espressamente papa Pio X. Voleva, disse,  contrastare il “degrado morale” imperante nelle zone al di là di Porta Maggiore.  La chiesa fù dedicata a Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino e sepolta nel vicino mausoleo di Torpignattara.

 

FONTE:   Guida al Pigneto –  malatempora editrice
“Nel tempo dell’inganno universale,
dire la verità è un atto rivoluzionario”

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