[corner-ad id=1]Verso il 570 d.C. nasceva alla Mecca Muhammad, consegnato alle lingue neolatine col nome di Maometto, padre del Corano a conquistatore dei luoghi santi nel 630. Dopo la sua morte, avvenuta nel 632, i Musulmani occuparono tutte le coste dell’Africa mediterranea, invasero la Spagna e furono fermati, come tutti sanno, a Poitiers da Carlo Martello net 732 d.C.
La conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II° nel 1453 impose la cultura musulmana nelle manifestazioni artistiche a scientifiche dell’Europa meridionale. Gli Arabi ebbero, come è noto, letterati, filosofi, astronomi, matematici e medici di prima grandezza. Questi ultimi ripristinarono le regole igieniche che avevano protetto dalle epidemie l’impero romano, riattivarono le terme ed i bagni pubblici ed imposero, con l’autorità religiosa, regole dietetiche collettive e norme di comportamento individuale che lasciarono tracce profonde nella medicina e nella farmacia europea. L’obbligo di leggere il Corano combatté efficacemente l’analfabetismo e promosse la compilazione di trattati che, tradotti in latino, ebbero influenza nel modificare e rinnovare, come un innesto rivitalizzante, la tradizione culturale greco-romana. Gli artefici principali di questa opera paziente di traduzione furono i monaci delle più celebri abbazie, soprattutto in Spagna, Francia ed in Italia. Un esempio valga per tutti: I’eremo di Montecassino, fondato da San Benedetto nel 528 e sopravvissuto a guerre, incendi a saccheggi fino ai giorni nostri.
L’introduzione dello zucchero di canna nella preparazione degli sciroppi, in sostituzione del miele, ed i metodi di elaborazione e di incorporazione delle droghe in nuove forme farmaceutiche diedero origine ad una polifarmacia rinnovata anche nella nomenclatura dei medicamenti. Alambicco, alcool, giulebbe, alcanna, elisir, roob, looch, canfora ed il famoso « balsamo opodeldoch » traggono il loro nome dal vocabolario arabo.
I musulmani attivarono fiorenti scuole di farmacia in Spagna, In cui esistenza è, tra l’altro, testimoniata da preziose ceramiche di stile ispano-moresco. In questi laboratori la tecnica della distillazione cominciò ad essere applicata alla farmacia e l’armamentario terapeutico del tempo si arricchì con la cassia, la senna, il rabarbaro, il tamarindo, la noce vomica, il seme santo, il legno di sandalo, la canfora, il crotontiglio ed altre droghe importate dall’oriente.
Questi nuovi medicamenti si diffusero in tutta l’Europa e, siccome erano molto costosi, contribuirono al fiorire dei commerci delle nostre repubbliche marinare. Amalfi, Pisa, Genova e Venezia che fecero eccellenti affari con i musulmani; a Venezia i fondachi nei quali si vendevano le spezie presero il nome di « spezierie » ed il loro gestore fu chiamato « speziale ».
Potremmo citare una lunga lista di trattatisti siriani, persiani, ebrei e anche cristiani, che scrissero o tradussero in arabo opere di medicina attingendo alla cultura greca, egiziana od orientale. Forse il più noto è Avicenna (in lingua persiana lbn-Sinna) vissuto tra il 980 ed il 1037 autore del celebre « Canone »; altri nomi ricorrenti nei Ricettari e « Antidotari » dell’evo medio e del rinascimento italiano furono quelli di Giovanni da Damasco, detto Mesué, e del famoso medico-filosofo di Cordoba, Averroès (Ibn-Rushd), vissuto fra il 1126 ed il 1198.
Le opere attribuite a questi autori si debbono considerare in gran parte postume, redatte dai seguaci del maestro e rimaneggiate nelle successive edizioni. Esse costituiscono tuttavia, nella storia medico-farmaceutica dell’Occidente, un contributo fondamentale all’evoluzione della tecnica farmaceutica rudimentale del periodo greco-romano. Gli arabi non soltanto mescolarono, sciolsero o polverizzarono le sostanze cosiddette « semplici », ma le cimentarono, per provocarne la decomposizione o la trasformazione, con tecniche e strumenti che costituirono la matrice dell’alchimia e della iatrochimica nei secoli successivi.
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