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Il Consumo Critico
I GAS sono una realtà che prende forza dal concetto di consumo critico .
Il consumo critico e una modalità di scelta di beni e servizi, che prende in considerazione gli effetti sociali e ambientali dell’intero ciclo di vita del prodotto, e determina gli acquisti dando a tali aspetti un peso non inferiore a quello attribuito a prezzo e qualità. Concretamente, il “consumatore critico” orienta i propri acquisti in base a criteri ambientali e sociali, che prendono in considerazione le modalità di produzione del bene, il suo trasporto, le sue modalità di smaltimento e le caratteristiche del soggetto che lo produce.
In questi contesti i consumatori superano le logiche legate alla produttività e spostano la loro attenzione su produzioni di qualità, legate al territorio. Sulla base di questo assunto, i consumatori sono convinti che esista un modo alternativo di lavorare, produrre e consumare, soprattutto beni alimentari, che porti a una crescita economica sostenibile a livello sociale e ambientale (D’Allestro, 2011).
Prima di presentare il dibattito che si è articolato intorno alla questione del prezzo, aspetto centrale di questa tesi, in questo capitolo presentiamo due temi: in primo luogo, la realtà dei GAS (Gruppi di acquisto solidale) a partire dal pensiero del Consumo Critico; e la posizione della letteratura della transizione, che prefigura per loro un ruolo di primo piano nella costruzione di un sistema alternativo di produzione, distribuzione e consumo di prodotti alimentari.
Il consumo critico
Gia il concetto di attore sociale era stato accostato a quello di consumatore (Trentmann, 2006). Inizialmente fu posta l’attenzione sul rispetto dei lavoratori da parte delle aziende. Infatti i movimenti di cittadini chiedevano ai consumatori di adottare delle strategie per penalizzare le aziende che adottavano comportamenti scorretti nei confronti dei lavoratori, premiando invece quelle che si comportavano bene acquistando i loro
Scheda “Consumo critico” di Unirilondo: www.unimondo.org/Temi/Economia/Consumo-critico
prodotti (Glickman, 1997). Agli inizi del secolo scorso si svilupparono cosi diverse associazioni e movimenti che avevano lo scopo di estendere il peso della loro cittadinanza politica.
A metà, degli anni Sessanta nacquero diverse associazioni in difesa dei consumatori ottennero una serie di vittorie politiche con l’introduzione dei “diritti dei consumatori“: sicurezza, scelta e informazione. Tramite le associazioni di consumatori si riuscì finalmente a dare una voce comune per garantire il rispetto dei diritti. Con l’istituzionalizzazione dei diritti dei consumatori (Sassatelli, 2003) si verifica un ulteriore passo verso la politicizzazione del consumo.
Dagli anni Novanta in poi il consumatore ha assunto sempre più un ruolo politico (Leonini e Sassatelli, 2008) e si sono progressivamente diffuse le pratiche di boicottaggio dei prodotti delle multinazionali. I consumatori sono stati invitati a farsi carico degli effetti dei loro comportamenti privati con nuove forme di partecipazione politica, che sono state denominate “consumerismo politico“, identificate come nuove forme di “azione collettiva individualizzante”. In seguito, soprattutto dopo le conseguenze della Rivoluzione Verde, il consumo critico si è rivolto anche agli aspetti ambientali e ha abbracciato anche le novità, rappresentate dalla globalizzazione, dall’ecologismo, dal salutismo e da altre forme di edonismo come lo slow living, il veganesimo e il freeganesimo.
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In questa fase, il concetto del “locale”, si e affermato come reazione alla globalizzazione e ha favorito la fuga dei consumatori dai meccanismi di consumo convenzionale spostandoli verso consumi di `nicchia’. I concetti di produzione locale e artigianale si sono affermati anche in movimenti di carattere internazionale come Slow Food.
Negli ultimi anni questo pensiero si è evoluto verso un approccio responsabile anche verso il settore dei servizi. Il consumo critico si può rivolgere anche all’edilizia, alla mobilità,, al settore energetico, alla finanza e al turismo. Oggi arriva a promuovere uno stile di vita basato sull’approccio della sostenibilità, sulla base di una molteplicità, di motivazioni che spingono i consumatori a interessarsi a questa pratica. Il consumo critico è stato spesso associato a diversi concetti quali la salute, la genuinità„ il rispetto dell’ambiente (Demos-Coop, 2006), la qualità il gusto, l’eguaglianza (in particolare per il Fair Trade) (De Ferran e Grunert, 2005); mentre oggi si sono affacciati anche i concetti di solidarietà altruismo e socialità, (Leonini e Sassatelli, 2008).
Attualmente, il lungo percorso di maturazione del pensiero del consumo critico ha preso coscienza delle potenzialità e dei limiti dell’azione personale ed è dunque culminato nell’attenzione alle pratiche di consumo quotidiane delle singole persone.
La maggiore spinta per la nuova concezione di consumo critico è quella di sentirsi finalmente parte di un cambiamento storico che viene portato avanti collettivamente e che fa leva proprio sulle potenzialità strategiche dell’azione singolare (Holzer e Sorensen, 2003).
I significati del consumo critico
Non si tratta quindi di una visione idealistica e sconnessa dal mondo reale, al contrario sembra una realtà in cui gli attori sono molto consapevoli delle loro azioni e dei loro limiti, per questo regna un atteggiamento di prudenza (Leonini e Sassatelli, 2008). Vi è la consapevolezza di voler contrastare un sistema molto strutturato e complesso che difficile da controllare in modo sistematico (Beck, 1997). Le stesse pratiche di consumo critico sono molto frammentate e diverse tra loro; questo le rende difficili da interpretare e mettere in atto.
Leonini e Sassatelli (2008) propongono due visioni del consumo critico: da un lato quello limitato alle proprie azioni quotidiane sotto il profilo critico, non necessariamente costruttivo; dall’altro quello che viene definito “Movimento dei movimenti” e che rappresenta la comune idea di dare un contributo personale a un movimento collettivo di cambiamento che si basa sul cambiamento delle singole abitudini di vita.
A questo proposito, per interpretare i significati attribuiti al consumo critico e stata proposta una visione basata su due assi.
Fonte: Leonini e Sassatelli (2008)
Il primo caratterizza la dinamica delle scelte di consumo personali che devono fronteggiare i consumatori. Si divide tra la ricerca del benessere (cura di se, edonismo, miglioramento della qualità della vita) e la sobrietà dei consumi, che non significano però rinunce o austerità. Per quanto riguarda il benessere, vi è la ricerca di conciliare il benessere fine a se stesso con quello invece caratterizzato da atteggiamenti di responsabilità verso la società e l’ambiente. In questo contesto si apre il dibattito tra etica ed economia, tra consumo privato e gli effetti prodotti dal consumo sulla società. Viene quindi riconosciuta in questo campo l’importanza della coerenza e della consapevolezza dei propri atti di consumo. Ne emerge una nuova concezione di benessere che può essere coniugata a forme di critica sociale (Bovone e Mora, 2007; Rebughini, 2008). La sobrietà, invece, si contrappone al benessere e richiama ad altri concetti di qualità della vita che abbracciano tutta la sfera dei consumi (Leonini, 2000), dalle tecnologie all’alimentazione, soffermandosi anche sul tema della socialità. Nel caso dei GAS la sobrietà rappresenta una variabile fondamentale dalla cui applicazione dipende la capacità di cambiare la qualità della vita nel presente (Gesualdi, 2005; Bologna et al., 2000).
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Il secondo asse rappresenta l’atto politico del consumo, che caratterizza il “Movimento dei movimenti”. E contraddistinto dalla solidarietà, da un lato, e la critica, dall’altro. La prima rappresenta una nuova rete di relazioni in quanto fa riferimento a concetti di responsabilità, etica, cooperazione e impegno. Questa rete si basa sul riconoscimento del valore di tutti i soggetti coinvolti nelle pratiche di consumo e apre uno spazio etico basato sulla reciprocità da contrapporre alle regole individualistiche del mercato. Questo rapporto di reciprocità è alla base della determinazione del prezzo che tratteremo più avanti. La tendenza verso la critica, invece, identifica quegli atti che vanno verso concetti di sfida, sovversione, resistenza, e che hanno una forte valenza politica. L’espressione della critica però non è fine a se stessa, ma incorpora valori di ricostruzione che vogliono rimanere liberi da compromessi. Tale spazio è fortemente connesso al tema dell’informazione e della trasparenza, sempre meno rintracciabile nelle aziende che operano su mercati globali. In questo spazio emerge l’interesse per l’acquisto locale.
Nonostante la complessità della questione non vi è una vera e propria contraddizione in questi aspetti che mettono in atto il consumo critico (Leonini e Sassatelli, 2008).
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