L’importanza del consumo

L ‘importanza del consumo nella transizione verso la sostenibilita

Da cio emerge la necessita di dirigere la transizione del regime alimentare verso una maggiore sostenibilita (ambientale, economica, sociale). Una rappresentazione della transizione si puo vedere nella figura 2.8 in cui nuovi paradigmi si affermano e danno luogo a cambiamenti a diversi livelli. Seyfang e Smith (2006) propongono di applicare la teoria della transizione (Rip e Kemp 1998; Rotmans et al. 2001; Geels 2004; Kemp e Loorbach 2006) allo studio del consumo sostenibile. Questa teoria si basa sull’assunto che esistono due tipi di innovazione: la prima, detta incrementale, e basata su un miglioramento step by step’ generato dall’apprendimento sul cameo e supportato dalla

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conoscenza tecnico-scientifica prodotta all’interno del paradigma stesso; la seconda, denominata radicale, consta nell’introduzione di un nuovo paradigma sulla base di nuove conoscenze e nuove risorse. A questo proposito si scorge, nella letteratura sulle filiere corte e sulle reti alimentari alternative, la visione del consumo critico quale it motore per favorire i processi di transizione verso la sostenibilita (Holloway et al. 2007; Lockie e Kitto, 2000; Maye et al. 2007; Fonte, 2008; Schermer et al. 2011). Per rispondere a tali esigenze, l’azione collettiva e le pratiche di acquisto e consumo vengono ridefinite e riorganizzate interamente.

Nel contesto della transizione verso lo sviluppo sostenibile si sottolinea l’opportunita di favorire la creazione di ‘nicchie verdi’, come sperimentazione sociale, per la diffusione di processi di apprendimento (Geels e Schot 2007; Geels, 2004). Attraverso processi di

Figura 2.8 : Schema riassuntivo della transizione attraverso l’azione collettiva e it

consumo critico

Fonte: Elaborazioni personali

apprendimento e interazione sociale, i gruppi riconfigurano it sistema socio-tecnico, definendo nuovi approcci, set di regole, modelli organizzativi e artefatti (Rossi e Brunori, 2011).

E opinione condivisa the l’apprendimento sia di cruciale importanza per migliorare la capacita di generare soluzioni nuove a problemi specifici (apprendimento di primo ordine) o di immaginare e generare possibili alternative al sistema dominate (apprendimento di secondo ordine) (Kemp et al. 1998, Hoogma et al. 2002; Smith et al.,

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2005; Seyfang, 2009). Quest() e qualcosa che va ben al di la del consumo critico, mostrando una capacita di cambiamento e di critica al sistema dominante ben pill profonda e incisiva. E la capacita di sperimentare percorsi innovativi e di mostrare il bisogno di innovazione su pill ampia scala il vero potenziale di questa esperienza, di per se limitata in termini dimensionali (Rossi e Brunori, 2011).

Se da una parte, la letteratura sulla transizione prende in considerazione ‘nicchie verdi’ di innovazione che operano interamente secondo una logica di mercato; dall’altra Seyfang (2006, 2009) sottolinea la necessity di tener conto nello studio della ‘transizione’ anche della necessity di creare una forza mirata al cambiamento dei modelli di consumo.

Seyfang (2009) distingue tre principali approcci alla teoria del consumo: un approccio utilitaristico, uno psico-sociologico e uno strutturale. Il primo deriva dall’economia neo-classica e dall’individualismo metodologico, che pone la massimizzazione dell’utilita come obiettivo principale del consumatore. Tale concezione secondo Barry e Slater provoca una division tra consumatori e produttori, tra cittadini esperti e profani (2002).

Il secondo ha le sue origini nell’antropologia sociale (Douglas e Isherwood, 1979) e nella sociologia (Bourdieu, 1984). In quest’approccio i consumatori rispondono non solo a obiettivi di massimizzazione dell’utilita individuale, ma anche a motivazioni intrinseche derivanti da norme sociale e valori morali. Per esempio alcuni interpretano il cibo secondo l’idea del totem di Durkheim, come simbolo che rappresenta le relazioni sociali alla base della produzione (Douglas e Isherwood, 1978), piuttosto che secondo quella del prodotto-feticcio di Marx (Goodman e DuPuis, 2002).

Infine l’approccio strutturale da valore alle dimensioni materiali e collettive del consumo, piuttosto che a quelle soggettive e individuali. Se oggi i sistemi di approvvigionamento alimentare sono considerati sistemi rigidi (Fine e Leopold, 1993) che costituiscono un insieme di modelli produttivi, istituzioni e norme che non lasciano molto spazio alle scelte dei consumatori, in accord() con Seyfang (2006, 2009), la transizione a un modello di consumo sostenibile non puo avvenire con la somma dei cambiamenti nei comportamenti individuali ma piuttosto richiede un’azione collettiva mirata a trasformare radicalmente lo stesso sistema di approvvigionamento.

La capacita di trasformazione del consumo, anche secondo Sanne (2002), non puo essere sorretta appellandosi all’interesse personale dei consumatori. Per trovare una via alternativa 6 necessario guardare ai limiti che incontrano gli individui quando adottano nuovi comportamenti di consumo e alle opportunity che si presentano loro per superarli.

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In accordo con la teoria della transizione, i GAS rappresentano quelle nicchie, intese come spazi protetti in cui sperimentare nuovi paradigmi e nuove soluzioni. I gruppi operano attraverso quelli che sono stati definiti processi di apprendimento e interazione sociale (Rossi e Brunori, 2011) per fornire al sistema socio-tecnico nuovi approcci, regole, modelli organizzativi e artefatti. Lo scopo e quello di riconfigurare i limiti tra consumo e politica offrendo un modo alternativo a quello consolidato di consumo, innescando in questo contesto processi di innovazione ad alto livello (Brunori et al., 2011).

In poche parole sono la chiave per innovazioni di sistema e si prospettano come un terreno fertile in cui sperimentare e sviluppare il cambiamento nelle pratiche di consumo (Brunori et al., 2011). Ecco perche sono considerati “laboratori di sperimentazione” (Brunori et al., 2011; Rossi e Brunori, 2011; Salvioni e Fonte, 2013 ; Belletti et al., 2010).

Il GAS mette in dubbio la relazione tra i bisogni e le necessita, tra l’indispensabile e il superfluo, un dibattito molto ampio nella letteratura del consumo sostenibile (Reisch e Ropke, 2004). Considerando che la pratica di consumo e inserita in un contesto sociale, il GAS crea un contesto sociale alternativo in cui e pill facile staccarsi dalle vecchie pratiche. Secondo la teoria della transizione, infatti, il cambiamento degli stili di consumo passa per l’adozione di nuove norme e artefatti in sostituzione di quelli vecchi, processo che e alla base della costruzione di un nuovo regime socio-tecnico (Geels, 2004; Smith, 2006), cosa che i GAS hanno come obiettivo.

the finora ne e escluso.

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